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I LUOGHI SIGNIFICATIVI LUNGO IL CAMMINO

SIENA

Siena, Seocine secondo Sigerico, pur se di lontanissime origini, è città prettamente medievale ed è, come è stata definita, "figlia della strada", di quella strada cui deve gran parte della sua crescita e della sua affermazione. La Francigena ha imposto la forma con la quale lungo la direttrice che dalla porta di Camollia, passando per La Croce del Travaglio, va a quella Romana e all'esistente nucleo di Castelvecchio, si sono via via aggiunti nuovi borghi fatti di vicoli stretti e tortuosi che seguono la conformazione dei poggi su cui è posta Siena. La stessa via fu utilizzata dai commercianti e banchieri senesi per intrecciare affari in gran parte d'Europa nei fecondi momenti di pace che si alternavano a ricorrenti periodi di rivalità politica ed economica. Questi sfociavano regolarmente in aspre battaglie che vedevano sempre in campo, o dietro le quinte, i fiorentini, che riusciranno, nel 1555, a conquistare la città. Quattro anni dopo Siena passerà con quasi tutto il suo territorio sotto il granducato di Cosimo I.
Il pellegrino proveniente da nord e diretto a Roma entrava in Siena attraverso la Porta Camollia e si poteva ritemprare, appena dentro le mura, presso l'Hospitalis Mansionis Templi Senensis, ossia la magione templare di Siena, corrispondente oggi alla chiesa di S. Pietro alla Magione. La facciata è di stile romanico (XIII sec.), con un alto portale gotico; si notano ancora le tracce dei due portali gemini, frequenti nelle chiese di pellegrinaggio. L'interno, a una sola navata rettangolare in pietra, termina con la grande abside semicircolare. In una nicchia è venuta alla luce una sinopia con Madonna e angeli, attribuita al Vecchietta. Accanto all'abside è posto un tabernacolo marmoreo, forse del XV secolo, ma ancora di gusto gotico. Proseguendo poi all'interno della città, il pellegrino avrebbe avuto l'imbarazzo della scelta fra le numerose "offerte" di ottimi alberghi gestiti in larga parte da privati, spesso di buona famiglia, che resero Siena famosa per la sua ospitalità "a pagamento" (nei registri di Biccherna del 1288 risultavano regolarmente iscritti 90 alberghi). La strada si snoda fra alti palazzi rimasti pressoché integri fino ad oggi aprendosi qua e là su piccoli slarghi, superando la chiesa significativamente dedicata a S.Cristoforo, fino a Piazza del Campo dove fa bella mostra di sé la monumentale Fonte Gaia fronteggiata dallo splendido gotico del Palazzo Pubblico, accanto al quale, alta ed elegante, si erge la Torre del Mangia. All'interno, fra le innumerevoli opere di artisti di gran valore, si può vedere, nella Sala della Pace, il celebre ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti sugli effetti del buon governo in città ed in campagna.
Poco lontano, il Duomo, altra grandiosa realizzazione gotica iniziata alla metà del XII sec.. Invece, nel XIV secolo, fu avviata la costruzione di una chiesa colossale di cui il Duomo doveva essere solo un braccio. L'opera rimase incompiuta, vuoi per errori di calcoli di staticità, ma soprattutto per il tracollo economico vissuto dalla città colpita dalla peste nel 1348. Nella stessa piazza vediamo: a sinistra il Palazzo Arcivescovile, a destra il cinquecentesco Palazzo Reale, e di fronte al Duomo lo Xenodochium et hospitalis de Canonica Sancte Mariae, oggi Spedale di S.Maria della Scala che deve il nome alla posizione davanti alla scalinata del Duomo. E' documentato a partire dal IX secolo come struttura destinata all'accoglienza dei pellegrini in transito e degli indigenti. La fondazione, grazie a donazioni e lasciti, ebbe grandi proprietà e ricchezze e costruì e gestì spedali ed ospizi, come vedremo in seguito, in quella che fu la zona di influenza di Siena. La facciata, prospiciente la piazza, è segnata da grandi finestroni e bifore, frutto di diverse fasi costruttive messe in atto tra il XII e il XV secolo. All'interno, la bellissima sala detta del "Pellegrinaio'' (l'infermeria dove erano ricoverati i pellegrini) con il suggestivo ciclo di affreschi del '400 (opera di Domenico di Bartolo, di Priamo della Quercia e del Vecchietta) illustra aspetti della missione ospitaliera e dell'assistenza ai figli abbandonati, i cosiddetti "gettatelli". Particolarmente interessanti per la ricostruzione della vita all'interno dello spedale sono i due affreschi di Domenico di Bartolo dedicati alla Cura e governo degli infermi e alla Distribuzione delle elemosine. Prospetta sulla piazza, incluso nella facciata dello spedale, il fianco della chiesa della Santissima Annunziata, eretta nel Duecento e successivamente rimaneggiata (XV sec.): ad aula unica, con bel soffitto a cassettoni, conserva un Crocefisso su tavola di scuola duccesca (inizi del XIV sec.). Sull'altare maggiore, bellissimo Cristo risorto, statua bronzea di Lorenzo Vecchietta (1476); nel catino absidale, il virtuosistico affresco prospettico con la Piscina probatica di Sebastiano Conca (1732). Passando per via dei Pellegrini si torna verso le Logge della Mercanzia poi, per le Logge del Papa, volute da Pio II, e la vicina chiesa di S. Martino, nell'omonimo terziere, ci si avvia verso Porta Romana. Uscito dalla città il pellegrino trovava altri spedali: tra questi va menzionato il piccolo complesso ospitaliero di Santa Maria in Bellèm, che nella dedica (Bellèm = Betlemme) tradisce il legame con il pellegrinaggio gerosolimitano. Legato ai Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, dell'insieme (ricordato a partire dal 1189) non resta che la chiesa, dalla bella facciata in cotto elegantemente decorata.

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