IL PELLEGRINO
Pellegrino, dal latino peregrinus: per
(attraverso) e ager (campo), cioè colui che va attraverso i campi. Prima di
partire il pellegrino faceva testamento e concordava il tempo della vedovanza della
moglie, si rappacificava con tutti, saldava i debiti e prendeva la benedizione. Di solito
compiva il viaggio a piedi, talvolta a dorso d'asino o di mulo e solo alcuni andavano a
cavallo. Essere pellegrino significava in passato incamminarsi verso Roma per vie
malsicure e faticose, possibilmente in gruppo, con pochi denari: il viaggio era simbolico
di quello per via terrena, che ha la sua meta nel Paradiso e sopporta intanto dolori e
miserie.
Il pellegrino indossava il saio e i sandali, portava sulle spalle una mantellina (la
pellegrina) sulla quale avrebbe cucito le memorie dei luoghi visitati: la conchiglia,
raccolta sulle rive dell'Oceano Atlantico a Santiago di Compostela, e le placchette
plumbee con il volto santo di Gesù o quelli di Maria e degli apostoli Pietro e Paolo.
Aveva con sé il lungo bastone, detto bordone, cui legava una piccola zucca piena
d'acqua.
"In tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al
servigio dell'Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde recano la
palma; chiamansi peregrini in quanto vanno alla casa di Galizia, però che la sepoltura di
sa' Jacopo fue più lontana de la sua patria che d'alcuno altro apostolo; chiamansi romei
in quanto vanno a Roma".
(Dante, Vita Nova)
"Colui che vuol farsi pellegrino deve dapprima pagare i debiti,
poi affidare la casa al governo di qualcuno, equipaggiarsi per il viaggio e prendere
commiato dai parenti, quindi partire. Ma il primo atto è fare testamento"
(Richard Alkerton, 1406)
"La coscienza dell'Europa è nata dal pellegrinaggio"
(Goethe)
"
anche quaggiù tra i pericoli e le tentazioni si canti
dagli altri a da noi l'Alleluia
ora il nostro corpo è nella condizione terrestre,
mentre allora sarà in quella celeste
Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali.
Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria.
Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo, quanto per sollevarci dalla fatica.
Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma
cantando non indulgere nella pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare
avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l'Apostolo, alcuni
che progrediscono sì, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare
nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta a cammina!
Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti! Rivolti al Signore."
(Sant'Agostino, Sermo 256, 1.2.3)
L'arrivo a Roma
Tutte le vie convergevano sulla via Cassia, perché si passava il Tevere solo
attraverso il Ponte Milvio.
Provenendo dalla via Cassia e nell'ultimo tratto della via Trionfale, i pellegrini
giungevano sul Monte Mario, in vista della città eterna, la Roma centro dell'universo,
cuore della cristianità.
Si inginocchiavano e cantavano l'inno "O Roma nobile
".
Era il primo atto di formale devozione e reverenza alla fine di un lunghissimo viaggio.
Le Sette Chiese
La visita alle Basiliche, alle Chiese e ai luoghi santi di Roma non veniva condotta a
caso, ma era costituita da itinerari prestabiliti, che nel XVI secolo si definirono nel
cosiddetto "Giro delle Sette Chiese", di cui San Filippo Neri fu il maggiore
interprete.
Si trattava di un percorso che toccava le quattro Basiliche patriarcali e le tre minori,
cui potevano aggiungersene eventualmente altre.
Le catacombe
Tra i luoghi più visitati in Roma dai pellegrini sono le Catacombe, gli antichi
cimiteri cristiani scavati fuori delle mura dell'urbe. Ben presto si perse la memoria
della loro ubicazione, e fu San Filippo Neri, che usava raccogliersi in preghiera e in
meditazione nei sotterranei di San Sebastiano, a indurre il suo discepolo Antonio Bosio a
rintracciare i luoghi delle catacombe.
Bosio fu così il primo archeologo della storia, e nei diari manoscritti delle sue
perlustrazioni ci ha lasciato ampie descrizioni di quei cimiteri sotterranei, e vivi
disegni policromi delle raffigurazioni in essi dipinte e spesso oggi scomparse.
I luoghi dei martiri
I pellegrini, compiendo penitenze, confessandosi e frequentando la liturgia
quotidiana, visitavano con cuore contrito e in grazia di Dio i luoghi del martirio
dei primi cristiani e le chiese a loro dedicate.
"Ivi le soglie degli apostoli e la terra egli calcherà imporporata dal sacro sangue
degli apostoli. Impressa sulla tela della Veronica e ripetuta sulle pareti di tutti i
templi, vedrà leffigie di Cristo nostro Signore. Vedrà in quale luogo a Pietro
fuggente venisse incontro Cristo, lasciando impressa sulla dura selce, ad eterna
adorazione dei mortali, le orme dei suoi piedi. Entrerà nel Sancta Sanctorum,
luogo ripieno di celeste grazia. S'aggirerà sul colle vaticano e pel cimitero di Callisto
ripieno d'ossa sante
Vedrà le fonti che sgorgarono là, dove Paolo sparse, morendo,
il sangue".
(Petrarca all'amico Filippo di Vitry)
La Porta Santa
La Porta Santa viene aperta ogni volta che si celebra il Giubileo. L'apertura murata
si trova in Roma nelle Basiliche di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori
le mura, e Santa Maria Maggiore; in San Pietro è l'ultima delle cinque, a destra per chi
entra nell'atrio.
L'apertura della Porta Santa che dà inizio all'Anno Santo è avvenuta la notte di Natale
1999, ed è stata compiuta dal Sommo Pontefice. La chiusura avverrà il 6 gennaio 2001.
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